Massimo Lugli è sempre una garanzia per il lettore. I suoi romanzi Noir ti trasportano nel quotidiano che ti passa a fianco senza che tu t’accorga di nulla.  Invece è un’immersione in quella vita, in quelle vite, che scorrono parallele alla tua. Vite di degrado, vite di emarginazione, vite degli ultimi. Vite di personaggi che incontrando ci fanno arriciare il naso, schifiamo senza sapere nulla di loro, di ciò che hanno passato, pensando di essere superiori soltanto perche abbiamo la nostra abitudinaria ragione di vita, saponata e incartata dentro una patina di conformismo. Due romanzi che trascinano il lettore senza pause dalla prima all’ultima riga.

L’istinto del Lupo

istintoIl confine che separa le ville dei ricchi dalle panchine e dai giacigli dei senza tetto è sottile. Da una parte, donne avvolte nel profumo francese, domestici in livrea e ragazze alla pari che parlano tutte le lingue del mondo. Dall’altra, le mense di carità, i giacigli improvvisati nel freddo della notte, l’amore rubato alla disperazione quotidiana. A cavallo tra questi due mondi, il protagonista, Lupo è un treno in corsa tra aggressioni, lotte, tradimenti, omicidi e vendette che, senza tregua, impongono al protagonista di fare la sua scelta e di affrontare la dura scuola della vita. Attorno alla figura solitaria di Lupo, una galleria di personaggi sorprendenti, che infarciscono la storia con le loro storie.

Sullo sfondo di avventure nere e romantiche, le inquietudini della generazione degli anni Settanta, il furore politico e le battaglie a colpi di chiave inglese che anticipano i bagliori del terrorismo.
(Note di copertina)

La legge di Lupo solitario

2506284Solitario, asociale, sempre a caccia di cibo, sesso e denaro, Lupo è il protagonista di questo viaggio nei bassifondi metropolitani: quel mondo oscuro che spesso sfioriamo senza neanche rendercene conto. Un personaggio controverso, capace di esplosioni di violenza ma anche di sprazzi di ironia. Questa storia di Lupo comincia con un coltello a serramanico trovato in un prato vicino a una mensa di carità, ruota attorno a un pacco pieno di banconote che passa da una mano all’altra e si conclude in modo imprevedibile. Dai bivacchi del “popolo dei rifiuti” all’ospedale psichiatrico, dal carcere alle orge sataniche, Lupo è allo stesso tempo braccato e braccatore, preda e predatore, sempre in fuga e sempre all’attacco, in cerca di un posto dove stare o di un pasto per sopravvivere. Tutt’intorno, una fetta di umanità dolente: piccola malavita, laidi primari ospedalieri, professionisti dalla doppia o tripla vita. Una storia raccontata con toni forti e diretti, senza eufemismi. Una storia che parla di fame, freddo, ma che offre anche inaspettati spunti poetici.

(Note di Copertina)